Il chiarismo lombardo
Renzo Margonari, Renzo Modesti
Il Chiarismo non si affermò con un manifesto programmatico: il termine venne usato da Leonardo Borgese nel 1935 e successivamente da Guido Piovene, quando gli artisti si erano da tempo imposti:
«Tutto cominciò, come da sempre d’anno in anno avviene nelle aule delle accademie, da amicizie che si stringono e si consolidano intorno agli umori della giovinezza, che per natura sono ribelli e innovatori. E rinserrati in pochissimi anni, nelle aule di Brera, si erano trovati Del Bon, Lilloni, De Amicis (proveniente dall’Accademia Albertina) e De Rocchi, lo scultore Conte, Carpanetti, Moro, Pajetta e altri. Da quelle aule i nostri uscirono tutti fra il 1922 e il 1926 ». (Renzo Modesti Il Chiarismo, p. 22)
«Tutto cominciò, come da sempre d’anno in anno avviene nelle aule delle accademie, da amicizie che si stringono e si consolidano intorno agli umori della giovinezza, che per natura sono ribelli e innovatori. E rinserrati in pochissimi anni, nelle aule di Brera, si erano trovati Del Bon, Lilloni, De Amicis (proveniente dall’Accademia Albertina) e De Rocchi, lo scultore Conte, Carpanetti, Moro, Pajetta e altri. Da quelle aule i nostri uscirono tutti fra il 1922 e il 1926 ». (Renzo Modesti Il Chiarismo, p. 22)